“Gae Aulenti è mobile”.
[Aurelio Magistà | repubblica.it]
9 aprile – 8 settembre 2013
mostra a cura di Vanni Pasca
Gae Aulenti
Gli oggetti e gli spazi
Triennale Design Museum
CreativeSet
viale Alemagna 6
Milano
YouTube: Intervista a Gae Aulenti
dal com. stampa: “Triennale Design Museum ricorda Gae Aulenti attraverso una selezione dei suoi più iconici oggetti di design realizzati dal 1962 al 2008, a cura di Vanni Pasca con progetto di allestimento dello studio Gae Aulenti Architetti Associati.
Afferma Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum: ʻTriennale di Milano e Triennale Design Museum negli ultimi anni hanno avviato un percorso di promozione e valorizzazione dei maestri del design e della architettura italiani con una serie di mostre e iniziative specifiche. Dal 2003 Gae Aulenti è stata protagonista della mostra itinerante Maestri del design italiano presentata al Grand Hornu in Belgio, a Tokyo, Osaka, Hong Kong e Mosca e nel 2012 è stata insignita dalla Triennale della Medaglia d’Oro alla carriera. Oggi è protagonista di un omaggio volto a ricordare un aspetto meno valorizzato della sua progettazione, rispetto agli interventi in campo urbanistico, alle architetture e ai progetti di allestimento: il design. Nella mostra viene ripercorsa la storia progettuale di Gae Aulenti, capace di guardare al razionalismo e al good design attraverso la lente del Neoliberty e dell’Art Deco e di reinventarli con eleganza (si pensi alla Pipistrello o allo Sgarsul) ma anche capace di recuperare con ironia la pratica dell’assemblage e la lezione delle avanguardie (come nel Tavolo con ruote). Triennale Design Museum conferma così la sua duplice natura di luogo della sperimentazione, da una parte, e luogo della memoria e della conservazione, dall’altra, sulla scia dei recenti omaggi a figure fondamentali per il design italiano come Carlo De Carli e De Pas D’Urbino e Lomazziʼ.
Allieva di Ernesto Nathan Rogers con cui collaborò alla redazione di Casabella dal 1955 al 1965, Gae Aulenti ne assorbì profondamente l’insegnamento secondo il quale arredamento e urbanistica sono le estreme polarità dell’attività di un architetto moderno.
L’attività della Aulenti ha infatti spaziato tra queste due polarità, passando dall’architettura, con successi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale, al design, alla progettazione degli spazi, architettura di interni, allestimenti di mostre, di showroom, scenografie teatrali.
La mostra si sofferma in particolare sugli oggetti di design, partendo da progetti (come la Sgarsul, del 1962, rilettura di una poltrona a dondolo, derivata dall’incrocio di due ellissi in legno curvato, o i mobili Locus Solus, del 1964, in cui viene piegato non il legno ma il tubolare metallico) che appartengono a una fase, influenzata da Rogers, in cui il design italiano cerca una strada autonoma, superando il paradigma razionalista attraverso la rilettura della tradizione viennese e promuovendo così quella cultura dell’abitare che si delinea negli anni sessanta. Gae Aulenti esplora le potenzialità linguistiche relative a una fuoruscita dai rigori del funzionalismo, ma sempre con una ricerca progettuale controllata attraverso l’uso attento delle geometrie.
La mostra prosegue con una serie di oggetti in cui la razionalità si incrocia con la cultura pop: dalle lampade, come Pipistrello (1965), Ruspa e Rimorchiatore (1967), ai tavoli composti di un piano di cristallo con ruote, per arrivare al recupero di tecniche della tradizione come il vetro soffiato, per esempio nella lampada Parola (con Piero Castiglioni, 1980) o nei vasi per Venini (1995).
La mostra vuole inoltre documentare l’attenzione della designer ai progetti sistemici, tra cui, per esempio, i manuali per il sistema di arredamento coordinato dei punti vendita dei concessionari Fiat del 1975.
Viene poi fornita una lettura sintetica dei progetti di spazi interni attraverso una selezione di immagini di alcuni progetti esemplari: l’intervento alla Triennale del 1964 dedicata al Tempo libero, dove le figure femminili in corsa di Pablo Picasso diventano metafora di una trasformazione epocale degli stili di vita; gli showroom per Olivetti a Parigi, concepito come una piazza, o a Buenos Aires (1968), uno spazio continuo articolato in una serie di livelli; la Casa del collezionista a Milano (1969); o, ancora, i lavori per il teatro, fra cui la scenografia de Il viaggio a Reims di Rossini, dove l’articolazione volumetrica del palcoscenico si incrocia con l’irruzione del corteo nuziale dalla piazza esterna nel teatro. Questo particolare aspetto del lavoro di Gae Aulenti diventa paradigmatico della sua attitudine progettuale sempre in felice rapporto con il rinnovamento culturale degli spazi interni e del modo di viverli”.
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mostra Aulenti imagecredits triennale.org