Aldo Andreani

Mostra e giornata di studi a Venezia.

12 febbraio – 7 marzo 2014
mostra
Ai limiti
Immagini d’architettura dall’archivio di Aldo Andreani
a cura di
Mario Lupano e Riccardo Dirindin
sala espositiva Iuav
Archivio Progetti
Cotonificio
Dorsoduro 2196
Venezia

inaugurazione
12 febbraio
ore 12
presentazione
Serena Maffioletti
interventi
Alberto Ferlenga
Mario Lupano

Aldo Andreani imagecredits www.iuav.it:archivioprogetti

6 marzo 2014
giornata di studi
ore 14.30-18.30
presentazione
Serena Maffioletti
interventi
Amedeo Belluzzi
Riccardo Dirindin
Roberto Dulio
Fulvio Irace
Mario Lupano,
Giulia Marocchi
Angelo Torricelli
auditorium
Cotonificio
Dorsoduro 2196
Venezia

dal com.stampa: «La mostra che l’Archivio Progetti dedica ad Aldo Andreani e al suo fondo documentario è la prima ad affrontare la figura e l’opera dell’architetto dopo la sua morte, avvenuta nel 1971, ed è contemporaneamente la prima a esporre il suo archivio.
Con il titolo Ai limiti, la mostra intende dare rilievo a un duplice, determinante carattere nella parabola professionale e nella vicenda espressiva dell’architetto. Andreani svolse la propria carriera ai limiti del sistema professionale dell’architettura: per aristocratica separatezza, ostinatamente concentrato sul dare forma alla propria poetica, ma anche, dalla metà degli anni Trenta, in conseguenza degli insuccessi professionali nella fase e nella metropoli, Milano, in cui la sua affermazione avrebbe dovuto invece consolidarsi e perpetuarsi. La diversione, pur parziale, verso la scultura ribadisce un posizionamento marginale, da outsider: un colto e talentuoso progettista estraneo, per scelta e per destino, ai centri della professione. Il suo archivio mostra oggi la dimensione estesa e rimasta perlopiù nascosta della produzione di Andreani, mentre rivela in modo altrettanto esteso, oltre che diversificato, anche la natura delle sue scelte formali, spesso ai limiti della visionarietà e delle aberrazioni.
Aldo Andreani emerse giovanissimo già negli anni anteriori alla prima guerra mondiale quale progettista di alcune residenze rurali e urbane e soprattutto grazie all’incarico per la progettazione della sede della Camera di commercio di Mantova, tuttora nota come uno dei suoi capolavori, opera caratterizzata da un’intensissima vivacità creativa nella reinvenzione e nell’associazione di elementi e motivi formali tratti dalla storia degli stili. Dopo la guerra, l’ascesa professionale coincise con il trasferimento a Milano: importanti incarichi (in particolare quello per l’edificazione del giardino Sola Busca) produssero realizzazioni notevoli, tra cui il celebre, parossistico palazzo Fidia, ma soprattutto molti impegni progettuali privi di esito costruttivo. In meno di trent’anni dal precocissimo esordio, la fortuna professionale di Andreani declinò rapidamente, segnando l’ultimo episodio rilevante con i restauri del palazzo della Ragione di Mantova e dell’abbazia di San Francesco nella stessa città, all’inizio degli anni Quaranta. Negli anni Trenta aveva intanto preso rilievo artistico e professionale l’attività parallela di scultore, dopo che alla fine del decennio precedente, già quarantenne, Andreani era stato allievo di Adolfo Wildt all’Accademia di belle arti di Milano».

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