Per una didattica dell’architettura
23 marzo 2023
ore 09.15
presso Politecnico di Milano – aula T.2.3.
Ingresso gratuito.
«Esistono formule codificate per definire una didattica dell’architettura in grado di rispondere alle istanze di un rinnovato approccio alla conoscenza e alla ormai sempre più evidente e necessaria contaminazione dei saperi?
Viviamo in una fase storica in cui l’insegnamento e l’apprendimento sono oggetto di costanti rielaborazioni e affinamenti volti a interpretare le esigenze del tempo presente e futuro. La posta in gioco è alta: si tratta di restituire centralità al ruolo dell’insegnante quale figura di riferimento dei differenti percorsi educativi e formativi, all’interno di scenari orientati al ripensamento dei mestieri e delle professioni. La riflessione sui criteri universali della formazione costituisce, in questa sede, l’avvio di un dibattito teso a esplorare l’elevata specificità dell’insegnamento delle discipline dell’architettura, fondata su una equilibrata alchimia che condensa (o fonde insieme) i saperi scientifici, umanistici e le conoscenze tecniche, nonché caratterizzata da un imprescindibile approccio esperienziale- sperimentale. Un apprendimento maieutico che interpreta le dimensioni ideative, progettuali, costruttive, quali elementi sostanziali e integrati del fare architettura. I metodi e gli strumenti costituiscono i mezzi e non i fini di una didattica aperta e sempre più rispondente alle necessità dei singoli individui.
Il confronto diretto tra alcuni prestigiosi esponenti delle principali Scuole di Architettura europee intende fornire un ulteriore contributo al dibattito, utile a tracciare il quadro delle più significative esperienze in essere in materia di didattica dell’architettura e delle loro principali declinazioni. L’architetto inteso come intellettuale richiede infatti una formazione tanto olistica quanto scientifica, in grado di fondere l’importanza di una ricerca trasversale che formi un architetto al contempo dotato di conoscenza dell’arte di costruire edifici e luoghi (o ambienti) di vita concreta, nonché di sensibilità per la misura, lo spazio, l’armonia; un architetto capace di unire nel progetto tecnica e poetica.»