«La decisione presa da Foster di puntare su questa soluzione [una tensegrity structure] non è stata affatto estemporanea; all’opposto, ha prolungato l’eco di una storia niente affatto breve, complessa e istruttiva. Ripercorrendola, ci auguriamo di riuscire a suggerire come a volte anche prendendo in esame accadimenti minori o molto particolari, quale quello di cui ci stiamo occupando, si possano ottenere informazioni non circoscritte dai limiti dell’occasionalità. Nel caso specifico si tratta di considerazioni che possono mettere in luce, nello stesso tempo, alcuni aspetti del lavoro che Foster ha compiuto nel corso della sua più che cinquantennale carriera e consentire di confrontarsi nuovamente con le prospettive che l’opera di Buckminster Fuller ha aperto per la cultura progettuale contemporanea –non solo per quella architettonica» – Francesco Dal Co.